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Channel: PRISMAg » La fiaba del Giovane Principe assediato da Tedio
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La fiaba del giovane Principe assediato da Tedio – 4

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I minuti trascorrevano, la candela iniziava a consumarsi, il giovane Principe rifletteva. Non era possibile che Brutto Cattivo ed il Cavaliere erano la stessa persona, poichè se così fosse, nel corso delle tante lotte combattute con Brutto Cattivo ed il suo esercito giallo, avrebbe riconosciuto la grazia, la bellezza, e soprattutto il fascino che il Cavaliere possedeva. Nulla di tutto ciò. Allora per quale motivo le due figure così diverse avevano la stessa armatura? Ma c’era qualcosa che differenziava le due figure: lo sguardo. Quello sguardo che aveva ammaliato il giovane Principe, risplendeva unicamente negli occhi del Cavaliere e non in quelli di Brutto Cattivo. Questa era la prova lampante, l’unica ma inconfondibile. Di colpo il giovane Principe, sorrise e cambiò aspetto: corazzatosi con il proprio mantello, poggiò la corona nell’angolo più buio e iniziò, senza quel peso insostenibile sulla testa, a forzare il grande portone in ferro. Mentre agiva sorrideva, di quello stesso sorriso che era stato stampato sul suo volto dalla visione del Cavaliere. Dov’era il suo tanto sognato Cavaliere? Stava portando a termine la missione affidatagli dal giovane Principe, o lo aveva già dimenticato?
Il portone di ferro opponeva forte resistenza, ma il sorriso del giovane Principe era più forte, più dolce che mai, più etereo di sempre, tanto da riuscire a piegare il ferro e ad oltrepassarlo. Nessuna guardia custodiva la prigione, tanto da rendere più semplice la fuga.
Il giovane Principe, indossò una tunica bianca, ed a piedi nudi si diresse nel foro del regno. Nessuno lo riconobbe. Decise allora di mettere in atto la propria arma segreta, la stessa che gli avrebbe permesso di sconfiggere Brutto Cattivo definitivamente. Ma era consapevole che sarebbe stata un’impresa difficile.
Il popolo era preoccupato per le sorti del regno. Le ingiurie dell’esercito giallo dilagavano insieme ad orribili atti di costrizione e violenza: nessuno credeva in un atto di salvezza.
Il giovane Principe si fece riconoscere dal Primo Ministro, ordinò il raduno delle truppe rosse e chiese che in tutto il regno fossero prodotte delle torte al cioccolato. Con agilità salì sul suo destriero alato e, impugnando uno scudo di diamanti, si diresse verso palazzo dove Brutto Cattivo infliggeva pene a chiunque stando sedendo sul trono posto in cima ai settantasette gradini d’argento.
Brutto Cattivo, è giunta la tua ora!“, urlò il giovane Principe fissando negli occhi il nemico che, sorpreso, restò immobile come impietrito.
Carica!“, aggiunse il giovane Principe al proprio esercito che iniziò a lanciare contro l’esercito nemico le torte al cioccolato sfornate da tutto il popolo del regno.
La lotta iniziò a farsi più intensa: i due eserciti combattevano l’uno contro l’altro, quello rosso a suon di torte al cioccolato e di sorrisi, quello giallo con carbone e odio. Brutto Cattivo sguainò la sua spada di giaccio ed attaccò il giovane Principe che con astuzia si difese con lo scudo di diamanti. Il nemico, non contento, fissò a lungo il giovane Principe, e con una risata diabolica sputò fuoco. Le fiamme raggiunsero il destriero alato, che non riuscì a sfuggire. Così il giovane Principe cadde dal suo cavallo e ben presto si trovò circondato da alte fiamme.
Nel frattempo l’esercito rosso aveva dolcemente sciolto quello giallo, e di quest’ultimo non ne erano rimaste neanche le armature.
La lotta però non era ancora conclusa e i due eserciti erano più aggueriti che mai, entrambi con un unico obiettivo: sconfiggere definitivamente il proprio nemico.
Brutto Cattivo continuava ad alimentare le fiamme, e il giovane Principe era ormai in trappola. Brutto Cattivo si avvicinava lentamente al cerchio di fiamme, e la sua armatura era talmente lucente da riflettere il fuoco stesso. Quel bagliore riflesso dall’armatura lucente di brutto Cattivo, creò una vasta luminosità che mostrava tutto il suo orribile aspetto.
Il giovane Principe era ormai sfinito dall’ardua lotta e credeva ormai che nulla lo avrebbe salvato. Sorrise a lungo mentre sedeva stanco sul pavimento.
I tuoi sorrisi e la tua gioia non mi toccano, giovane Principe. Menti! Menti a te stesso, perchè in realtà la paura ti sta logorando. Lo leggo nel tuo sguardo impertinente“, imprecò Brutto Cattivo.
Un’ultima domanda“, sospirò con un filo di voce il giovane Principe, aggiungendo: “Conoscete un uomo coraggioso che si chiama Cavaliere?“.
Brutto Cattivo sorrise sollevando solo una parte del labbro e aggiunse: “Certo. L’ho cambattuto e sconfitto…“.
Immediatamnte il giovane Principe urlò: “Noooooh!“.
Ora è finalmente giunta la tua ora“, e dette queste parole Brutto Cattivo puntò la spada di ghiaccio contro il giovane Principe, attraversò le fiamme senza che la spada si sciogliesse e sollevò il braccio sinistro per colpirlo al cuore.
Ma qualcosa si scagliò contro la spada, riducendola in tanti piccoli cristalli che ben presto si sciolsero con il calore delle fiamme, che l’acqua stessa poi sciolse.
Brutto Cattivo si voltò per vedere chi aveva osato un simile gesto. Da lontano, un’ombra si avvicinava con le braccia tese e fra le mani stringeva un girasole dalle dimensioni mai viste.
Il volto era coperto dall’enorme fiore, l’ombra, che ora prendeva forma e colore, era di un uomo nudo. Di colpo il girasole fu lanciato su Brutto Cattivo, che alla vista di un dono della natura così bello impallidì e nonostante avesse tentato la fuga, i suoi piedi inizirono a pietrificarsi assumendo i colori del girasole stesso, e poi anche le gambe ed il busto, fino a mutarsi completamente in una gemma dai colori del sole.
Finalmente il giovane Principe potè guardare negli occhi colui che lo aveva salvato. L’ombra era ormai palesemente visibile, era il Cavaliere, svestito della propria armatura.
Il giovane Principe alla  sua vista sorrise di gioia dicendo: “Troppe volte ho chiesto a me stesso che senso ha tutta questa esistenza. Troppe volte mi sono fermato a riflettere per tutta la breve durata della mia giovane vita. In realtà non mi accorgevo che ero solo assalito da Tedio. Non mi accorgevo che il tempo trascorreva, e io restavo inerte a fissare il mondo. Poi un giorno ti ho conosciuto e ho messo alla prova il tuo coraggio. Finalmente sei tornato, finalmente ti rivedo, e probabilmente posso anche abbracciarti e donarti la metà del mio regno, perchè solo due metà possono convivere nell’uno. Sono contento di rivederti“.
Il Cavaliere sorrise porgendo la mano al giovane Principe, affinchè si potesse alzare. Poi prese la corona del giovane Principe e la posò sul suo capo.
Dove l’avete trovata?“, domando il giovane Principe. Il Cavaliere sorrise in silenzio, poi si chinò e raccolse dal pavimento il girasole ed un sacchetto che tentennava. Sorrise dolcemente e disse al giovane Principe: “…

di Pierpaolo Zizzi


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